30 ore dopo


"Scrivi tutto, Francesco, prima che ti passi di mente. Prima che sia tardi. Prima che passi troppo tempo oltre a quello necessario per capire, interiorizzare, ricordare quanto bello è stato..." 

Come ho scritto qualche parola 30 minuti prima di partire per presentare il mio libro proprio fuori Bibione, lì dove si svolgono i fatti del mio racconto, mi ero ripromesso di scrivere un'altra bloggata 30 minuti dopo, quando alle 11 di sera sono arrivato a casa da San Michele al Tagliamento.

Impossibile. La verità è che ieri, in quell'ora scarsa in cui di fronte alla gente ho parlato del mio libro, sono successe troppe cose, come ne sono successe troppe e troppo belle in questi mesi.

Ieri peró, è stato speciale. Uno di quei momenti in cui poi, anche quando pensi di aver avuto troppo di tutto... Resti ancora una volta stupefatto da quello che ti capita.

Qualcuno in queste ore prima di me, ha ben pensato di slanciarsi in lodi sperticate nei social verso quello che è successo. Bene. Ora è il mio turno di parlarne. 

30 ore dopo. 

Il tempo giusto che mi è servito a ripensare a chi c'era.

Il tempo giusto per pensare a chi non c'è più.

Il mio tempo, o il tempo di chi si è preso la briga di venire a vedermi, a ritrovarmi dopo decenni, o mi ha fatto l'onore immenso di esserci, rendendo quel momento così unico. 

Ho ringraziato un sacco di persone in questi mesi, come ringrazio gli amici accorsi ieri, anche quelli che hanno stretto i denti se nn sempre ci siamo capiti del tutto. Ma oh, c'erano anche quelli, e lo ritengo un miracolo oltre al miracolo che sto vivendo.

Parlando di miracoli, poi, è successo qualcosa di veramente grande. Qualcosa che, come dicevo, ha reso ieri unico. Fra i visi vecchi e nuovi, a venire a trovarmi ci sono stai i genitori di Giovanni, Lena e Silvano.

Ecco, facciamo che adesso parlo a voi due, Silvano e Lena? 

Direi di si, visto che forse dopo ieri, non ci sarà mai nessun'altra presentazione in grado di emozionarmi come nel momento in cui tu, Silvano, ti sei alzato per ringraziare me, mentre Lena, come ogni volta che mi vede, in silenzio, vagava nei suoi ricordi più belli con gli  occhi lucidi.

Sono felice di essere riuscito a rispondere a quelle tue parole meravigliose,  Silvano, trattenendo  a stento le lacrime a mia volta, sappilo.

Sono grato e felice di aver trovato le parole giuste per averti detto quanto la memoria di tuo figlio ci sia così vivida e di esempio.

Sono orgoglioso di quello che mi hai detto, perchè sono un papà. E sono un figlio. Mi sono servite queste 30 ore per focalizzarmi su questo pensiero. Perchè tutti passiamo, e il meglio che possiamo sperare di fare è di spendere bene quello che ci è dato di vivere.

Come il vostro Giovanni, cari Silvano e Lena.

Grazie davvero. A tutti ma soprattutto a voi due. 

 

P.s. Per tutti gli altri che nel frattempo hanno vissuto al polo nord o in qualche angolo disperso del mondo: ho scritto un libro, lo trovate qui




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