Come sono arrivato a qui, come siamo arrivati a qui

Se tutto va bene, nei prossimi giorni invierò il mio secondo manoscritto alla casa editrice che quasi un anno fa mi pubblicava quell' "l'ora giusta" che, nei mesi seguenti, anche grazie a chi mi avrebbe dedicato il tempo di leggere quelle pagine mi avrebbe emozionato, stupito, e commosso, regalandomi uno dei momenti più belli della mia vita. *1

Ancora una volta, e come negli ultimi quattro anni, scrivere è stato salvifico: chi mi ha incontrato per strada ringraziandomi e complimentandosi con me, mi ha fatto capire che alla fine, forse la mia maniera di affrontare e vedere le cose non è del tutto sbagliata *2

Ecco, scrivere è stato questo: ho iniziato dalle fanzine punk negli anni novanta, sono passato ai blog nei primi del duemila, e poi ho capito che riuscivo a scrivere qualcosa di più lungo che un italiano medio avrebbe letto nel tempo di una cacata media dal suo telefono mentre era seduto nel water. Ed ecco, come per magia, avrei realizzato il sogno qualche anno dopo: pubblicare un libro.

Se guardo ora, mentre scrivo la parola "ora", non so se questo secondo libro vedrà la luce. Sta all'editore deciderlo. Magari, forse se me lo rifiuterà cercherò qualcun altro, ma non voglio pensarci. Squadra che vince non si cambia, dicono.

Sicuramente, però posso affermare un paio di cose, prima fra tutte il fatto che scrivere continui a salvarmi. Dividendo il mio poco tempo libero fra un figlio quattrodicenne, i cosìddetti fatti della vita di tuttii giorni e lo scrivere,  mi è capitato sempre meno di venire a contatto con la realtà del mondo là fuori in questi ultimi due anni, e devo dire che mi sta piacendo sempre meno. In questo contesto, scrivere è stato ritrovare me stesso ancora una volta, ponendomi le giuste domande sul cosa stessi facendo della mia vita, ma anche in tempi recenti a cosa stesssero facendo della propria le persone intorno a me.

E così, fra persone che si sono fatte ingoiare dalla disperazione e dall'orrore, a quelle che si erano da sempre nascoste dietro alla maschera (Mascherina? è forse più adatto di questi tempi? Dehehehih) ho percepito il cambiamento del mondo filtrandolo con le mie parole, cercando di cogliere quello che secondo me si salvava dalle ipocrisie e dalle paure, e amando ancora  di più chi aveva voglia vivere come piace a me: senza paura, appunto, anche quando questa bussa alla tua porta e ti porta via un parente stretto senza nemmeno che tu possa dirgli "oh, papà, grazie per esserti preso la briga di crescermi negli ultimi quarant'anni"

Credo che alla fine in pochi, davvero, possano capire davvero come noi tutti siamo arrivati qui. Credo si tratti di avere qualcosa che aiuta a staccare il nostro punto di vista dalla follia dilagante di quello a cui siamo stati tutti sottoposti giorno dopo giorno, forse senza farci troppe domande, e vedendo le nostre routine tanto sicure stravolte e portandoci a sentirci un po'persi nel nulla che, in fondo, ci ha sempre fatto paura.

E staccare è tutto, Cristo Dio. È guardarsi da fuori e dirsi da soli: "Ma che cazzo stai facendo? E come ci sei arrivato qui?"
Già da soli.
Paura eh? Ma la domanda che ne seguirebbe sarebbe: Ti andava meglio far parte della routine che ci sta ingoiando nel nome dell'enorme stupidità umana?

Non lo so.

Io nel dubbio scrivo.

Magari ci capisco qualcosa :)

See ya later alligator



*1 nel caso fino a ieri foste stai al Polo Nord o in un anfratto della terra in cui non vi prendeva il telefono, ho scritto un libro, lo trovate qui

*2 sempre per chi si è perso al Polo Nord: ho spesso ripetuto che non sono e mi rifiuto di essere uno scrittore, sono sempre stato solo un cazzone che nella vita ha fatto diecimila cose fatte male, ripromettendomi che se una mi fosse riuscita bene facendola male mi ci sarei impegnato un po' di più

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